La storia del ranocchio sordo: quando l’immunità al giudizio altrui può aiutarti ad eccellere!

C’era una volta, in un paese lontano lontano, ma molto più simile al nostro di quanto non si possa pensare, un piccolo villaggio di ranocchi.

Qui, in un’assolata giornata di aprile, il re aveva indetto una gara di velocità: lo scopo era raggiungere, nel minor tempo possibile, la torre più alta del castello più diroccato di tutto il contado.

Chi avrebbe vinto la corsa avrebbe potuto godere dell’immenso onore di sedere accanto al re durante la festa di Primavera, che si sarebbe svolta di lì a poco.

I partecipanti alla gara erano tutti nobili, tranne uno: un ranocchietto dall’aria sveglia ma un po’ sperduta.

Il giorno della gara arrivò, e quando si diffuse la notizia del “plebeo” che voleva vincere la gara, si creò un gran trambusto.

Chi era costui? E come si permetteva di competere con dei nobili senza esserlo?

Quando la sfida iniziò si scatenò il subbuglio: il pubblico inveiva contro il malcapitato e, tra la folla, riecheggiavano improperi, accuse e maldicenze. Gli insulti rimbalzavano da una parte all’altra del villaggio.

Sei un falllito”..

Non dovevi partecipare”..

Non ce la farai mai”..

Il ranocchietto, però, sembrava impassibile a queste voci, e continuava per la sua strada mentre le rane nobili, non capendo verso chi fossero rivolti gli insulti, persero entusiasmo e concentrazione, rallentando il passo e arrendendosi uno alla volta.

Tutte le rane, dunque, si fermarono, tranne il nostro eroe, che arrivò alla meta e vinse il suo premio.

Tutti rimasero a bocca aperta e così, una piccola ranocchia curiosa, si avvicinò a lui per sapere come avesse fatto ad arrivare fino alla cima della torre nonostante tutto, ma quando glielo chiese, il vincitore non le rispose.

Solo a quel punto tutti si resero conto che era sordo.

La morale della favola: ascoltare il giudizio degli altri non ti aiuta!

Ebbene sì: il nostro piccolo amico verde ha insegnato a tutti a non dare troppa importanza a quello che possono pensare le persone, e forse anche tu alle volte vorresti riuscire ad essere altrettanto sordo al giudizio degli altri.

Sappiamo che questo è un tema molto sentito, che ha toccato da vicino anche noi, e per questo abbiamo deciso di dedicarci un intero podcast, che uscirà  il prossimo venerdì.

Per il momento vogliamo dirti di non essere troppo severo con te stesso, perché la tua paura dell’opinione altrui ha origini lontanissime, e la condividi con la maggior parte degli esseri umani.

Un po’ di antropologia sulle origini del timore del giudizio degli altri

Partiamo dalle origini: già ai tempi di Aristotele si sapeva che l’uomo è un animale sociale, e come tale tende naturalmente ad aggregarsi ad altri suoi simili, cosa che accadeva già nel paleolitico.

In quel periodo chi viveva in un gruppo di cacciatori aveva maggiori possibilità di sopravvivere rispetto a coloro che agivano da soli. Noi non lo sappiamo quanti uomini servissero per abbattere un bisonte, ma di certo non saranno stati pochi!

Per sopravvivere in un ambiente ostile bisognava dunque coordinarsi e collaborare con altri soggetti: chi era considerato in maniera negativa rischiava l’esclusione dal gruppo e questo, spesso, portava alla morte!

I nostri avi, dunque, proprio non potevano permettersi di essere giudicati male dagli altri membri del gruppo e ciò poteva accadere se le proprie performance durante la caccia erano scarse, se si andava contro le convenzioni sociali, o se si esprimevano pareri contrastanti a quelli del leader!

Ecco spiegata l’origine sociale e antropologica della nostra paura del giudizio degli altri, che è legata a una questione esistenziale di sopravvivenza.

Se dopo questo articolo ti chiedi ancora come fare per trasformarti in un ranocchietto sordo ascolta la prossima puntata del podcast e scopri piuttosto come trasformarti in ciò che vuoi diventare!

Ti è piaciuto quello che hai letto? Aiutaci a condividerlo!